lunedì 2 luglio 2012

Monti-Rajoy: uno spunto per la Pesc europea?


Ancora Italia-Spagna ma stavolta in chiave tutt'altro che calcistica. E' infatti fuori luogo rimuginare sulla superiorità in campo dei rojos iberici che con la tripletta europei-mondiali-europei si attestano di fatto come squadra più forte del mondo, al pari dell'imbattibile Brasile degli anni d'oro. Ma sull'alleanza Monti-Rajoy, su questo insolito asse già formatosi alla vigilia del vertice di Bruxelles del 28 e 29 giugno scorsi, va assolutamente fatta una riflessione in chiave europeistica. 
E' infatti interessante che, a poche ore dal match tra gli azzurri di Prandelli e i rossi di Del Bosque, i due premier abbiano scritto al governo di Kiev chiedendo che le delegazioni dei rispettivi paesi possano vedere Yulia Tymoshenko, ingiustamente detenuta in carcere da quasi un anno. Un gesto di politica internazionale congiunta che non solo porta i due paesi sulla stessa linea ma che dovrebbe essere lo spunto per rilanciare una poltica estera unitaria a livello europeo.

Appannata dalla crisi economica, la politica internazionale dell'Unione Europea, nella persona del suo Alto Rappresentante, la baronessa Catherine Ashton, è infatti anni luce indietro rispetto ad uno degli attuali tre pilastri della costruzione europea. Un'assenza, quella di una politica estera comune, che rischia di farci trovare per l'ennessima volta impreparati rispetto ad uno scacchiere mediorentale in continua evoluzione e che minaccia nei prossimi mesi l'irrompere di una crisi siriana. E a ben vedere la Siria non è la Libia. Russia, Turchia, Iran e Stati Uniti sono i maggiori player che la vicina Europa si troverà a dover affrontare nel caso di un conflitto armato tra Turchia e Siria, sempre che la comunità internazionale non decida - cosa che appare molto probabile ma non scontata - di intervenire tempestivamente.  Ma quale sarà il ruolo dell'Europa in tutto ciò resta ancora ignoto.

Quella di Rajoy e Monti è stata un'azione bilaterale e pertanto poco correlata ad una visione unitaria della politica estera a 27. Tuttavia, resta un buon spunto per le diplomazie del Vecchio Continente per agire in maniera coesa di fronte alle possibili crisi che il futuro imminente metterà di fronte al nostro continente. 

AV 

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